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Utente Supremo
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MILANO, 18 agosto 2010 - Maria Sharapova si racconta. La tennista russa, tornata finalmente a livelli d'eccellenza dopo tanti, troppi infortuni, concede una lunga intervista a Espn. Il network americano l'ha accompagnata in un interessante viaggio nei luoghi della sua infanzia. Una storia non priva di ostacoli, ma anche ricca di soddisfazioni. Cominciata a Chernobyl.
fuga da gomel — "L’incidente nella centrale nucleare (26 aprile 1986, ndr) ha cambiato la mia vita, probabilmente non avrei giocato a tennis - spiega la Sharapova -. I miei genitori hanno lasciato tutto nella casa dove vivevano, quando sono scappati avevano con loro solo il passaporto". A quei tempi, la famiglia della futura tennista abitava nella regione bielorussa di Gomel, vicino al confine con l'Ucraina e alla città di Chernobyl. La mamma della Sharapova era incinta e i genitori lasciarono la loro casa per emigrare in Siberia, dove nacque la futura campionessa.
dalla siberia a sochi — Il primo episodio decisivo è però il trasferimento a Sochi, una delle pochissime città russe nelle quali il tennis era popolare. Quindi all’età di 6 anni a Mosca la Sharapova incontrò Martina Navratilova, che intravide nella ragazzina delle potenzialità e suggerì il trasferimento negli Stati Uniti. "L’unica cosa che ricordo è il momento in cui incartai i miei libri e la voce di mamma che mi diceva 'non puoi portare con te tutta la Russia", racconta la Sharapova.
il sogno americano — Maria a 9 anni entrò nell’accademia di Nick Bollettieri. Il resto è cronaca. "E’ folle fermarmi a pensare chi sarei oggi senza quella esplosione - riflette la Sharapova. Certe volte mi passa per la testa questo pensiero, ma non voglio nemmeno sapere cosa sarebbe stato di me, perché sono veramente felice per tutto quello che poi sono riuscita a fare".
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