Litiga con il padre e poi lo uccide

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  1. Deimos
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    Litiga col padre e lo uccide con 50 coltellate
    Il figlio prima simula un'aggressione, poi confessa l'omicidio


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    PISA - Da mesi cercava in tutti i modi di 'salvare' quel figlio pieno di problemi. Litigandoci anche, ma senza mai rinunciare ai suoi dovere di padre. E invece i suoi sforzi sono finiti in un lago di sangue. Ucciso dal figlio, che gli ha inferto 50 coltellate, al termine di una domenica che avrebbe dovuto essere una giornata di pace, trascorsa in una gita fuori porta: in moto fino a San Gimignano (Siena) e ritorno. Per stare insieme e riavvicinarsi. E invece hanno litigato ancora Michele Greco, primo maresciallo di 54 anni della 46esima Brigata aerea, e il figlio Simone, 19 anni, nato dall' unione con la sua attuale convivente dopo un precedente matrimonio. I rapporti tra padre e figlio andavano avanti in un mare di difficoltà, culminate con l'uso di droghe: dal luglio scorso il giovane era in cura presso il Sert di Pisa. Sono quasi le 21 quando la moto, alla guida c'é il padre, percorre l'ultimo lembo di strada, cento metri da casa, ad Agnano, frazione del comune di San Giuliano Terme (Pisa).

    I due stanno ancora litigando: Simone perde la testa estrae dalla tasca un coltello a scatto e affonda la lama lunga 15 centimetri nella schiena del padre. I due cadono dalla moto, ma il giovane non frena la sua furia omicida e affonda altre decine di fendenti, massacrando il corpo del genitore. Poi, quando ormai Greco è già morto, torna lucido e chiama il 118. Chiede aiuto, racconta che hanno subito un'aggressione. In breve arrivano sul posto ambulanze e i carabinieri. Simone ripete la storia di prima, ma non convince gli inquirenti che cominciano a ricostruire la dinamica dei fatti. Trovano il coltello in un fosso laterale, individuano lacune e contraddizioni nella ricostruzione del figlio. Lo interrogano a lungo nel cuore della notte e lui crolla. Confessa e piange. Poi il trasferimento nel carcere Don Bosco di Pisa con un'accusa terribile: omicidio volontario aggravato dal legame di parentela. Non c'é la premeditazione. Secondo gli investigatori del Nucleo investigativo è stato un delitto d'impeto. Il pubblico ministero, Aldo Mantovani, che lo ha interrogato nella notte, firma il provvedimento di fermo e autorizza il trasferimento in cella. Di quella terribile notte, alle prime luci dell'alba, restano i segni vicino alla casa: pozze di sangue dappertutto.

    E lo sgomento di investigatori, vicini di casa e colleghi di Michele Greco. Alla base della 46esima lo ricordano con affetto: "Era un uomo generoso, pieno di altruismo - dicono commossi - e sempre vicino a quel figlio che era diventato la sua 'pena'". Ma Simone, per lui non era una 'mela marcia': era un ragazzo tormentato. Da aiutare più che da punire. Bisognava stargli vicino. Lo aveva fatto dopo il Daspo che aveva preso per qualche disordine allo stadio e quando era inciampato nella droga. Lo ha fatto ogni giorno e anche ieri. E lo avrebbe fatto ancora. Lo ha fermato solo la furia cieca, omicida, di un figlio pieno di rabbia, che ha ucciso senza un movente.
     
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  2. Clyde23
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    postata da te fa un po paura una notizia del genere xD
     
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    Utente Supremo

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    a gent è pazz
     
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